Giorno 1
Partenza dall'Italia
Partenza nel tardo pomeriggio da Milano Malpensa, con voli di linea Turkish Airlines, via Istanbul, per Juba. Pernottamento a bordo.Pasti: cena a bordo.
Giorno 2
Arrivo a Juba (Lo Stato più giovane del mondo e la sua capitale, porto fluviale sulle rive del Nilo Bianco)
Arrivo al mattino all’aeroporto di Juba, la capitale del Sud Sudan, lo Stato più giovane del mondo. Disbrigo delle formalità d’ingresso con ottenimento del visto all’arrivo. Accoglienza da parte dello staff locale e trasferimento all’hotel. Nel pomeriggio visita dei principali siti d’interesse della capitale, in attesa del rilascio dei permessi di viaggio. Pernottamento in hotel.Pasti: colazione a bordo, pranzo libero, cena in ristorante locale. Indipendente dal 9 Luglio 2011, lo Stato del Sud Sudan aveva costituito fino a quella data una parte, la più meridionale,
Arrivo al mattino all’aeroporto di Juba, la capitale del Sud Sudan, lo Stato più giovane del mondo. Disbrigo delle formalità d’ingresso con ottenimento del visto all’arrivo. Accoglienza da parte dello staff locale e trasferimento all’hotel. Nel pomeriggio visita dei principali siti d’interesse della capitale, in attesa del rilascio dei permessi di viaggio. Pernottamento in hotel.Pasti: colazione a bordo, pranzo libero, cena in ristorante locale. Indipendente dal 9 Luglio 2011, lo Stato del Sud Sudan aveva costituito fino a quella data una parte, la più meridionale, del Sudan. Le battaglie per l’autonomia della regione meridionale, storicamente emarginata e oppressa dal governo centrale sudanese, culminarono nel referendum per l’autodeterminazione del 9 Gennaio 2011 che vide il 98% dei cittadini del Sud pronunciarsi per la secessione. Dopo quasi ventidue anni di guerra civile tra le regioni settentrionali e meridionali del Sudan, il referendum costituì la tappa finale del processo di pace firmato nel 2005 a Nairobi dal governo di Khartoum e dai ribelli meridionali del Movimento per la Liberazione Popolare del Sudan (SPLM). La proclamazione dell’indipendenza del 54° Stato africano si tenne a Juba, capitale del Paese, dove il presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia Dinka, ex comandante dei ribelli meridionali, giurò fedeltà alla nuova carta costituzionale. Per il neonato Sud Sudan erano molti i nodi da affrontare, in primo luogo cementare l’unione del Paese, sino ad allora coeso nell’obiettivo comune di sconfiggere il Nord ma all’indomani dell’indipendenza attraversato da divisioni e contrasti tra gruppi di potere e diverse appartenenze tribali. A destare maggiore preoccupazione erano i rapporti con il Sudan, fortemente impoverito per la secessione del Sud che aveva significato per Khartoum la perdita di circa tre quarti della produzione petrolifera. Nel Luglio 2011, mentre i due governi si lanciavano reciproche accuse e minacce, proseguiva il processo di costruzione del nuovo Stato e Juba introdusse nel paese la nuova valuta nazionale aprendo un’altra controversia con Khartoum che ancora aveva in circolazione in Sud Sudan circa due miliardi di sterline sudanesi. Nel 2013 il vicepresidente di etnia Nuer Riek Machar, estromesso dalla carica a seguito di un rimpasto di governo, guidò la ribellione di alcune fazioni dell’esercito, scatenando una nuova guerra civile che generò nel Paese un milione di rifugiati interni e una crisi alimentare senza precedenti. Né il conflitto cessò dopo la firma nell’Agosto del 2014 di un accordo di pace e le numerose tregue concordate. Solo nel Febbraio 2020 il presidente Kiir Mayardit e il vicepresidente Riek Machar hanno firmato un nuovo accordo per la formazione di un governo di unità nazionale.
Giorno 3
Juba - Torit - Boya Hills (verso l'equatoria)
Dopo la prima colazione partenza in 4x4 verso sud-est, lungo la strada principale, per Torit, la capitale dell’Equatoria Orientale. Si prosegue verso nord-est per la zona collinare delle Boya Hills dove, in piccoli insediamenti, vive il gruppo etnico dei Larim, anche noti come Boya, un popolo di origini nilotiche. I Larim sono parenti stretti dei Didinga, dei Murle e dei Tenet. Ritengono di essere arrivati dall’Etiopia nel XVIII secolo come parte di un gruppo che si separò a causa di una disputa su una zuppa di gazzella. La loro vita sociale e culturale è incentrata sul bestiame come
Dopo la prima colazione partenza in 4x4 verso sud-est, lungo la strada principale, per Torit, la capitale dell’Equatoria Orientale. Si prosegue verso nord-est per la zona collinare delle Boya Hills dove, in piccoli insediamenti, vive il gruppo etnico dei Larim, anche noti come Boya, un popolo di origini nilotiche. I Larim sono parenti stretti dei Didinga, dei Murle e dei Tenet. Ritengono di essere arrivati dall’Etiopia nel XVIII secolo come parte di un gruppo che si separò a causa di una disputa su una zuppa di gazzella. La loro vita sociale e culturale è incentrata sul bestiame come quella dei Toposa e dei Jiye. Lo allevano, ne mangiano la carne, ne bevono il latte, dormono sulle sue pelli e lo usano come dote per avere una sposa. Razziare e rubare il bestiame è una questione di onore e valore. Le razzie continuano ad alimentare le ostilità di lunga data con i Toposa. Si perforano naso e labbra e le loro scarificazioni sono considerate tra le più sofisticate di tutta l’Africa. Coltivano sorgo, mais e fagioli, cacciano e pescano. I capi ereditari sono molto rispettati. La cultura è patrilineare, con forti legami di solidarietà comunitaria. Credono in un essere supremo che controlla tutti gli aspetti della vita. Gli spiriti dei loro defunti vagano nella dimensione terrena e possono essere contattati attraverso preghiere e offerte che vengono eseguite collettivamente in luoghi rituali designati. Pernottamento in tendina igloo in campo mobile.Pasti: pensione completa.
Giorno 4
Boya Hills - Kapoeta (l'incontro con l'etnia Larim)
Dopo la prima colazione visita della comunità dei Larim. Al termine della visita proseguimento verso est per Kapoeta, la base ideale per esplorare il territorio circostante dove vivono interessanti gruppi tribali come i Toposa e i Jiye. Pernottamento in semplice hotel.Pasti: pensione completa.
Giorno 5 - 6
I dintorni di Kapoeta (i villaggi e le comunità dei gruppi etnici Toposa e Jiye)
Due intere giornate dedicate ai dintorni di Kapoeta per incontrare i gruppi etnici dei Toposa e dei Jiye che appartengono al cosiddetto “gruppo Karamojong” (che comprende anche il popolo Karamojong dell’Uganda, il popolo Nyangatom dell’Etiopia sud-occidentale e il popolo Turkana del Kenya), un insieme di società con le quali riconoscono una tradizione di origine comune, parlano dialetti di un’unica lingua, seguono modalità di sostentamento simili e mostrano, prevalentemente, istituzioni sociali simili. Visita di diverse comunità e villaggi in un territorio semiarido e aspro,
Due intere giornate dedicate ai dintorni di Kapoeta per incontrare i gruppi etnici dei Toposa e dei Jiye che appartengono al cosiddetto “gruppo Karamojong” (che comprende anche il popolo Karamojong dell’Uganda, il popolo Nyangatom dell’Etiopia sud-occidentale e il popolo Turkana del Kenya), un insieme di società con le quali riconoscono una tradizione di origine comune, parlano dialetti di un’unica lingua, seguono modalità di sostentamento simili e mostrano, prevalentemente, istituzioni sociali simili. Visita di diverse comunità e villaggi in un territorio semiarido e aspro, caratterizzato da colline e crinali separati da pianure poco profonde e torrenti stagionali. Pernottamento in tendina igloo in campo mobile la notte del 5° giorno e pernottamento in semplice hotel a Kapoeta la notte del 6° giorno.Pasti: pensione completa. L’economia e la vita sociale dei Toposa e dei Jiye ruotano prevalentemente attorno all’allevamento del bestiame: bovini, ovini e caprini. Gli uomini iniziano a prendersi cura delle capre e delle pecore sin da bambini, poi, raggiunta la maggiore età, passano ai bovini. Il possesso di bestiame e di un’arma da fuoco sono i principali simboli di status e ricchezza. I bovini rivestono un ruolo primario nella cultura di questi gruppi tribali che da sempre rivaleggiano tra loro per l’approvvigionamento di acqua e pascoli, conducendo tradizionalmente una guerra costante di basso livello fatta di incursioni e razzie di bestiame. Durante la stagione delle piogge gli animali pascolano nei pressi dei villaggi; all’inizio della stagione secca gli uomini si allontanano con le mandrie alla ricerca dei pascoli e solo con l’arrivo della successiva stagione delle piogge rientrano lentamente verso i villaggi d’origine. Latte e sangue animali costituiscono la fonte principale di proteine della loro dieta. Le donne praticano un’agricoltura di sopravvivenza attorno ai villaggi nei pressi dei fiumi stagionali; la coltura principale è il sorgo, coltivato su terreni fertili argillosi. La regione ha piogge scarse e imprevedibili e a seconda delle condizioni climatiche possono verificarsi gravi carestie o grandi eccedenze. Entrambi i gruppi parlano una lingua di origine nilotica molto simile a quella dei loro vicini Turkana che vivono in Kenya e dei Karamojong che vivono in Uganda. La storia e la cultura vengono trasmesse oralmente attraverso canti, balli, musica, poesie e folklore. Questi gruppi etnici non hanno una chiara organizzazione politica, sebbene il rispetto sia pagato agli anziani, ai capi e ai saggi. La maggior parte delle decisioni sul clan o sulla comunità vengono prese in riunioni a cui partecipano solo gli uomini, tradizionalmente tenute nelle ore buie prima dell’alba. Credono in un essere supremo e in spiriti ancestrali, che possono aiutare a superare problemi come la siccità o le epidemie di malattie del bestiame. Gli uomini e soprattutto le donne, praticano la scarificazione ornamentale su diverse parti del corpo. Le scarificazioni in forma di minuscoli punti, curve e vari disegni geometrici e floreali, vengono eseguite utilizzando lamette e altri utensili taglienti; le ferite così procurate sono poi strofinate con erbe aromatiche e cenere per prevenire le infezioni e favorirne la cicatrizzazione.
Giorno 7
Kapoeta - Chukudum (l'incontro con l'etnia Didinga)
Dopo la prima colazione partenza verso sud per Chukudum per l’incontro con il popolo Didinga che vive sulle Didinga Hills e nelle pianure circostanti, in prossimità della Riserva Naturale Kidepo, al confine con l’Uganda. I Didinga sono pastori per inclinazione e agricoltori per necessità. Vivono raggruppati in clan, in fattorie sparse, in case rotonde con tetti a forma di cono. Condividono una lingua, con i Larim, Tennet, Murle e Mursi dell’Etiopia occidentale, che li distingue da tutti gli altri gruppi del Sudan. Sebbene esista un capo supremo, che è una carica ereditaria, le
Dopo la prima colazione partenza verso sud per Chukudum per l’incontro con il popolo Didinga che vive sulle Didinga Hills e nelle pianure circostanti, in prossimità della Riserva Naturale Kidepo, al confine con l’Uganda. I Didinga sono pastori per inclinazione e agricoltori per necessità. Vivono raggruppati in clan, in fattorie sparse, in case rotonde con tetti a forma di cono. Condividono una lingua, con i Larim, Tennet, Murle e Mursi dell’Etiopia occidentale, che li distingue da tutti gli altri gruppi del Sudan. Sebbene esista un capo supremo, che è una carica ereditaria, le decisioni vengono prese dalla comunità e i giovani hanno il diritto di mettere in discussione ciò che viene deciso dagli anziani. Come i popoli vicini, i Didinga credono nell’esistenza di un essere supremo e nella sfera degli spiriti che interagiscono con i vivi, attribuendo grande importanza anche al culto degli antenati. Le loro credenze tradizionali e le pratiche religiose prevedono il “rainmaker”, una figura tribale a cui è affidata l’esecuzione di determinati rituali per favorire la pioggia. Un altro aspetto importante della società Didinga è l’organizzazione “Nyekerehet” (classi di età): ogni tre o cinque anni, i ragazzi che hanno circa otto anni vengono messi insieme per formare una nuova “classe di età”, questi ragazzi lavorano e giocano insieme finché non si sposano. Una volta raggiunta la cittadina di Chukudum si parcheggiano i fuoristrada e si procede a piedi lungo un sentiero in salita che consente di raggiungere gli insediamenti Didinga sulle colline. Al termine delle visite si torna a Chukudum e con le auto si raggiunge il luogo per montare il campo. Pernottamento in tendina igloo in campo mobilePasti: pensione completa.
Giorno 8
Chukudum - Imehejek (l'incontro con l'etnia Lopit)
Dopo la prima colazione partenza per il villaggio di Imehejek, verso la catena montuosa di Lopit, il quartier generale della contea di Lopa. Camminata pomeridiana in un villaggio dell’etnia Lopit, caratterizzato da strade rocciose e case alte costruite con bambù e foglie di palma. I Lopit appartengono al gruppo dei nilotici orientali e praticano l’agricoltura tradizionale e l’allevamento del bestiame. Il loro matrimonio inizia con il corteggiamento e poi la ragazza fugge con il fidanzato... Il trasferimento del potere alle generazioni più giovani avviene ogni 12 o 22 anni con una
Dopo la prima colazione partenza per il villaggio di Imehejek, verso la catena montuosa di Lopit, il quartier generale della contea di Lopa. Camminata pomeridiana in un villaggio dell’etnia Lopit, caratterizzato da strade rocciose e case alte costruite con bambù e foglie di palma. I Lopit appartengono al gruppo dei nilotici orientali e praticano l’agricoltura tradizionale e l’allevamento del bestiame. Il loro matrimonio inizia con il corteggiamento e poi la ragazza fugge con il fidanzato... Il trasferimento del potere alle generazioni più giovani avviene ogni 12 o 22 anni con una cerimonia chiamata “hifira”. Credono in un dio supremo e nella sfera spirituale, le loro celebrazioni di culto sono accompagnate da balli e grandi bevute. La loro cultura viene trasmessa attraverso canzoni, poesie, drammi e musica che esprimono anche sentimenti ed emozioni. Pernottamento in tendina igloo in campo mobile.Pasti: pensione completa.
Giorno 9
Imehejek - Chalmini - Juba (l'incontro con l'etnia Lotuko)
Dopo la prima colazione partenza per il villaggio di Chalmini, il regno del popolo Lotuko. I Lotuko (o Otuko) hanno costruito i loro villaggi fortificati sulle pendici delle montagne, in posizione difensiva perché in passato le tribù nemiche usavano rapire i loro bambini per renderli schiavi. Ci sono circa 80.000 persone distribuite tra 16 villaggi tradizionali e la città di Torit. In qualità di agro-pastori, allevano grandi mandrie di bovini, ovini e caprini, integrandoli con la coltivazione di sorgo, arachidi, sesamo e patate dolci. Inoltre praticano la caccia e la pesca. La terra non è
Dopo la prima colazione partenza per il villaggio di Chalmini, il regno del popolo Lotuko. I Lotuko (o Otuko) hanno costruito i loro villaggi fortificati sulle pendici delle montagne, in posizione difensiva perché in passato le tribù nemiche usavano rapire i loro bambini per renderli schiavi. Ci sono circa 80.000 persone distribuite tra 16 villaggi tradizionali e la città di Torit. In qualità di agro-pastori, allevano grandi mandrie di bovini, ovini e caprini, integrandoli con la coltivazione di sorgo, arachidi, sesamo e patate dolci. Inoltre praticano la caccia e la pesca. La terra non è di proprietà di una singola persona, ma affidata alla comunità. La religione dei Lotuko si basa sulla natura e sul culto degli antenati che è profondamente radicato nella loro identità etnica. Nel matrimonio praticano l’esogamia e quindi devono sposarsi al di fuori del proprio clan. C'è un prezzo per la sposa che deve essere pagato al padre della ragazza. In passato la guerra segnava la vita degli uomini, un uomo non era considerato tale finché non uccideva un nemico in battaglia e fino ad allora non poteva sposarsi. Nel pomeriggio, al termine della visita del villaggio Lotuko, partenza per Juba. Arrivo a Juba e sistemazione in hotel. Pernottamento in hotel.Pasti: pensione completa.
Giorno 10
Juba - dintorni di Terekeka
Dopo la prima colazione partenza verso nord per raggiungere il territorio dell’etnia Mundari nei dintorni di Terekeka. Ci si addentra nelle fertili pianure alluvionali del Nilo Bianco, caratterizzate da estese savane punteggiate da grandi colline isolate e basse terre ricche di acqua, che consentono l’allevamento del bestiame. Dopo aver contattato le autorità locali si raggiunge un accampamento di pastori nomadi Mundari che a causa del loro isolamento e dei tanti anni di guerra civile hanno mantenuto pressochè intatto il loro stile di vita tradizionale. I Mundari si distinguono, tra le
Dopo la prima colazione partenza verso nord per raggiungere il territorio dell’etnia Mundari nei dintorni di Terekeka. Ci si addentra nelle fertili pianure alluvionali del Nilo Bianco, caratterizzate da estese savane punteggiate da grandi colline isolate e basse terre ricche di acqua, che consentono l’allevamento del bestiame. Dopo aver contattato le autorità locali si raggiunge un accampamento di pastori nomadi Mundari che a causa del loro isolamento e dei tanti anni di guerra civile hanno mantenuto pressochè intatto il loro stile di vita tradizionale. I Mundari si distinguono, tra le popolazioni di origine nilotica, per il loro intimo rapporto con il bestiame e per la loro elevata altezza. Resto del pomeriggio dedicato all’interazione con gli appartenenti alla comunità pastorale, con l’opportunità di assistere ad alcune attività come la pulizia e l’asciugatura dello sterco di vacca. Ma il momento magico è al tramonto, quando il bestiame torna dal pascolo… Pernottamento in tendina igloo in campo mobile. Pasti: pensione completa. Rod Waddington – Fonte: Wikimedia Commons
Giorno 11
Dintorni di Terekeka: l'accampamento dei pastori Mundari (il popolo che vive e muore per il bestiame)
Un’intera giornata dedicata all’osservazione dei peculiari aspetti dello stile di vita dell’etnia Mundari. I loro insediamenti sono interessanti anche per l’architettura vernacolare, con capanne, totem e granai ben costruiti. I Mundari hanno mantenuto viva la religione animista a differenza dei vicini Dinka che si sono convertiti al cristianesimo. Praticano la scarificazione rituale come rito di passaggio all’età adulta. Il tipico modello di cicatrice Mundari è costituito da due serie di tre o quattro linee parallele, ciascuna su entrambi i lati della fronte, che scendono in
Un’intera giornata dedicata all’osservazione dei peculiari aspetti dello stile di vita dell’etnia Mundari. I loro insediamenti sono interessanti anche per l’architettura vernacolare, con capanne, totem e granai ben costruiti. I Mundari hanno mantenuto viva la religione animista a differenza dei vicini Dinka che si sono convertiti al cristianesimo. Praticano la scarificazione rituale come rito di passaggio all’età adulta. Il tipico modello di cicatrice Mundari è costituito da due serie di tre o quattro linee parallele, ciascuna su entrambi i lati della fronte, che scendono in diagonale verso il basso fino a lambire il centro dell’arco sopraccigliare. Si cospargono i corpi di cenere per mettere in evidenza le cicatrici e per proteggere la pelle dagli insetti e dal sole. Pernottamento in tendina igloo in campo mobile. Pasti: pensione completa. La vita dei Mundari è incentrata sull’allevamento e la cura di una razza bovina chiamata Ankole-Watusi, dalle grandi corna ricurve, conosciuta come “il bestiame dei re”. Ciascun capo di bestiame può raggiungere il valore di 500 dollari e non c'è da meravigliarsi se i Mundari considerano questi animali come il loro bene più prezioso. I bovini raramente vengono uccisi per il consumo di carne perché rappresentano l’equivalente di un conto in banca, oltre a essere un fattore di grande prestigio, e costituiscono una parte fondamentale della pensione e della dote di una famiglia. Ogni anno in Sud Sudan circa 350.000 capi di bestiame vengono razziati e più di 2.500 persone vengono uccise dai ladri di bestiame. I Mundari sono perennemente impegnati in una guerra con il vicino popolo dei Dinka, soprattutto durante la stagione secca, e per difendere il loro capitale, di notte, dormono armati tra il bestiame nella boscaglia. I Mundari, alti e muscolosi, si cibano prevalentemente di latte e yogurt. Utilizzano l’urina di vacca, ricca di ammoniaca, come antisettico e per schiarire i loro capelli. Lo sterco viene bruciato e la sottile cenere color pesca è usata anch’essa come antisettico e come crema protettiva dai raggi solari. Contemporaneamente i Mundari si prendono grande cura dei loro animali massaggiandoli anche due volte al giorno e cospargendoli di cenere di letame per proteggerli dagli insetti.
Giorno 12
Dintorni di Terekeka - Juba
Dopo la prima colazione si trascorrono gli ultimi momenti con i Mundari. Partenza per Juba. Arrivo a Juba e sistemazione in hotel. Pernottamento in hotel.Pasti: pensione completa.
Giorno 13
Partenza e arrivo in Italia
Presto al mattino trasferimento all’aeroporto in tempo utile per l’imbarco sul volo di linea Turkish Airlines, via Istanbul, per l’Italia. Arrivo a Milano Malpensa in serata.Pasti: colazione in hotel o con breakfast-box, pranzo a bordo. Sistemazioni previste:Juba: Hotel Royal Palace (3 notti)Kapoeta: Kuleu Hotel (2 notti)