Giorno 1
Partenza dall'italia per l'Iran
Partenza da Milano per Teheran. Arrivo in tarda serata, disbrigo delle formalità di frontiera e ottenimento del visto, accoglienza da parte del rappresentante del nostro corrispondente e trasferimento in pulmino privato in hotel proprio di fronte l’aeroporto. Sistemazione e pernottamento.
Giorno 2
Volo per Kerman e visita dell'oasi di Mahan e della cittadella di Bam, meraviglia archeologica nata dal fango
Prima colazione in hotel (a seconda dell’orario di partenza del volo domestico, la colazione potrebbe essere consumata in aeroporto) e trasferimento privato in aeroporto. Partenza per Kerman, dove si arriverà in circa un’ora e mezza di volo. Partenza a bordo di un pulmino per l’oasi di Mahan, che ospita un mausoleo degno di attenzione, l’Aramgah-e Shah Ne’matollah Vali, risalente al XV secolo. È famoso per le sue piastrelle, le sette porte indiane, alcune con intarsi in avorio, una cupola la cui immagine è tra le più ammirate di questa regione iraniana e gli elaborati decori
Prima colazione in hotel (a seconda dell’orario di partenza del volo domestico, la colazione potrebbe essere consumata in aeroporto) e trasferimento privato in aeroporto. Partenza per Kerman, dove si arriverà in circa un’ora e mezza di volo. Partenza a bordo di un pulmino per l’oasi di Mahan, che ospita un mausoleo degno di attenzione, l’Aramgah-e Shah Ne’matollah Vali, risalente al XV secolo. È famoso per le sue piastrelle, le sette porte indiane, alcune con intarsi in avorio, una cupola la cui immagine è tra le più ammirate di questa regione iraniana e gli elaborati decori interni. È dedicato a un religioso e poeta, Ne’matollah Vali, derviscio e seguace del sufismo. Continuiamo in direzione di Bam, mitica cittadella fortificata costruita in terra cruda. All’arrivo, pranzo in ristorante locale e poi inizieremo la visita.Bam visse il suo periodo aureo sino al XIII secolo grazie al fiorente commercio carovaniero e alla produzione di seta, lana e cotone. L’antico complesso, le sue abitazioni, moschee, hammam, bazar e caravanserragli hanno subìto il terremoto che il giorno dopo il Natale 2003 ha raso al suolo la città nuova, liquefacendo la cittadella di fango. Per fortuna questo luogo non è stato abbandonato e, dopo fasi di immobilismo e incertezze, sono cominciati lavori per rivitalizzarlo ed evitarne l’oblio. Uno stimolo all’interesse per il suo recupero e salvaguardia è stato certificato dal suo inserimento, già nel 2004, tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Fondata, a parere di alcuni, nel III secolo a.C. si è sempre caratterizzata per le sue attività commerciali e di produzione di tessuti, come annotava già nel X secolo il viaggiatore Ibn Hawqal per il quale “…in questo luogo vengono tessuti belli e duraturi vestiti in cotone”, anticipando di quattro secoli la visita di un suo più famoso collega, Ibn Battuta.L’inizio degli interventi per la ricostruzione, che paiono non avere termine, costituì anche il motivo per riallacciare rapporti con l’Occidente dopo tanti anni di isolamento.Andandoci oggi, non bisogna aspettarsi di rivedere le vecchie immagini che costituivano uno dei forti motivi di attrattiva in Iran. Vedremo qualcosa di diverso ma, se possibile, ancora più coinvolgente in grado di farci cogliere l’essenza dell’antica Bam, ed apprezzare quanto stiano facendo per farla risorgere. Usando quella stessa polvere e acqua con cui era nata oltre due millenni fa.Prima del terremoto, la cittadella era stata usata come set per il film “Il deserto dei Tartari”, tratto dall'omonimo romanzo di Dino Buzzati, e per alcune scene del film “Il fiore delle Mille e una Notte” di Pasolini. Ci recheremo poi in hotel, dove è prevista la cena e il pernottamento. NB: nel caso fosse operativo un volo la mattina presto, avremo tempo per una visita veloce anche al complesso di Ganjalikhan e al bazar di Kerman).
Giorno 3
Inizio della spedizione nel deserto del Lut, patrimonio Unesco
Dopo colazione, partenza per il deserto. Iniziamo ad addentrarci nel Dasht-e Lut, il più meridionale e più caldo dei due grandi deserti iraniani, l’altro è il Dasht-e-Kavir. Recentemente divenuto Patrimonio dell’Umanità Unesco, il Deserto del Lut è uno dei luoghi più aridi del pianeta, una delle aree più vuote, privo di vegetazione e completamente disabitato al suo interno, ma allo stesso tempo ricco di peculiarità ambientali e geologiche, che incanta con le forme bizzarre delle formazioni naturali e le infinite, altissime dune di sabbia arancione. Il Lut è un grande bacino
Dopo colazione, partenza per il deserto. Iniziamo ad addentrarci nel Dasht-e Lut, il più meridionale e più caldo dei due grandi deserti iraniani, l’altro è il Dasht-e-Kavir. Recentemente divenuto Patrimonio dell’Umanità Unesco, il Deserto del Lut è uno dei luoghi più aridi del pianeta, una delle aree più vuote, privo di vegetazione e completamente disabitato al suo interno, ma allo stesso tempo ricco di peculiarità ambientali e geologiche, che incanta con le forme bizzarre delle formazioni naturali e le infinite, altissime dune di sabbia arancione. Il Lut è un grande bacino interno situato tra rilievi aridi quasi del tutto colmato da alluvioni recenti e in via di progressivo disseccamento. Roccia, sabbia, sale, acqua e vento hanno generato una molteplicità di paesaggi suggestivi. Il nord del Lut è formato da colline vulcaniche, sabbia e ghiaia. L’area centrale è composta da una hammada ghiaiosa, mentre la parte meridionale presenta sale e kaluts.Lasciamo Bam con i nostri mezzi 4x4 che ci accompagneranno per sei giorni e, dopo aver lasciato la strada asfaltata, entriamo nel Deserto del Lut con una vera e propria spedizione di tipo sahariana, autosufficienti per quanto riguarda acqua, cibo, attrezzatura da campo ed equipaggiamenti di navigazione e comunicazione. Pranzo a picnic e cena al campo mobile. Pernottamento in tenda ad igloo sotto le stelle.
Giorno 4 - 8
Dune immense e kalut: nel deserto tra avventura e poesia
Per i prossimi giorni saremo protagonisti di una full immersion in un deserto straordinario, dove l’uomo è solo un ospite occasionale (l’ordine in cui si visiteranno i luoghi descritti di seguito è soggetto a variazioni).Ci dirigiamo verso nord, in direzione della famosa località di Gandom Beryan, dove secondo i rilevamenti della Nasa che hanno registrato temperature di 70 gradi centigradi, si trova il punto più caldo della Terra. Quest’area di deserto presenta colline costituite da materiale vulcanico e sedimentario ed è ricoperta di sabbia (anche se non sono presenti dune) e
Per i prossimi giorni saremo protagonisti di una full immersion in un deserto straordinario, dove l’uomo è solo un ospite occasionale (l’ordine in cui si visiteranno i luoghi descritti di seguito è soggetto a variazioni).Ci dirigiamo verso nord, in direzione della famosa località di Gandom Beryan, dove secondo i rilevamenti della Nasa che hanno registrato temperature di 70 gradi centigradi, si trova il punto più caldo della Terra. Quest’area di deserto presenta colline costituite da materiale vulcanico e sedimentario ed è ricoperta di sabbia (anche se non sono presenti dune) e ghiaia vulcanica. Data la forte presenza di sali nel sottosuolo nel Dasht-e Lut, ci si trova costantemente alla presenza di terreni che mostrano il loro contenuto di sale. Questo si può trovare misto ad argilla in terreni che sembrano arati, in grosse zolle arse dal sole, o semplicemente sparso in superficie. Pianure e fiumi salati, valli di pietre e montagne colorate sono alcuni dei paesaggi molteplici e inaspettati che avremo modo di esplorare, fino a raggiungere la parte est del Lut, un’area di circa 10.000 kmq chiamata Rig-e Yalan dai locali. Quest’area ha un’estensione di circa 150 km da nord a sud e di circa 70 km da ovest ad est. È un puro erg, cioè una zona di dune di sabbia, alcune delle quali possono raggiungere diverse centinaia di metri di altezza, fino anche a 300 metri e oltre.Con i nostri fuoristrada percorriamo corridoi sabbiosi sovrastati da dune che stordiscono per la loro semplice e perfetta bellezza. Le dune ci invitano a oltrepassarle, non sempre ci riusciamo al primo tentativo, gli insabbiamenti sono inevitabili, ma anche questo fa parte dei rituali del deserto che conosciamo bene. Dalle loro cime ci invitano ad ammirare il tramonto e un panorama ineguagliabile, senza confini. La notte poi, avvolti nello speciale silenzio dei grandi spazi, ammireremo uno splendido cielo, così stellato da riempirci ancora una volta il cuore di pura gioia e poesia.I paesaggi sono sempre mutevoli ed ecco apparire i primi kaluts, delle formazioni simili a torri che occupano la parte ovest del Lut. Qui la fantasia del creato ha trovato il luogo giusto per incontrare quella di altri agenti naturali. Il merito è del vento impetuoso del deserto persiano che porta via strati di terreno argillosi, detriti del fondale del Tetide, l'antico oceano che nel periodo geologico del Miocene si estendeva sul territorio dell'attuale Iran, modellando il panorama e dando forma ai cosiddetti castelli di sabbia. I kaluts sono disposti parallelamente gli uni agli altri; tra questi sono presenti avvallamenti sabbiosi e argillosi. In lunghezza si estendono per circa 150 km da nord ovest a sud est, mentre in larghezza per circa 70 km da ovest ad est e possono raggiungere i 120 metri di altezza.Sabbia, guglie di argilla e sale, alture che paiono torri, cumuli di terra si alternano dando vita a un paesaggio solitario e imponente. Si cammina su una sabbia compatta, dove non si sprofonda; sulla superfice vi è una coltre di sabbia scura e a granuli grossi, esito dell'erosione più recente, mentre poi impugnando un po’ di sabbia, si scorge sotto la sabbia più fine. Sul manto del deserto tante piccole onde, come se fosse un mare, pietrificato.Pranzi pic-nic. Cene e pernottamenti in campi mobili tendati con tenda igloo. NB: I campi mobili sono allestiti ogni giorno con gli equipaggiamenti a bordo dei veicoli. La nostra organizzazione fornisce tende di tipo a igloo con materassini in polipropilene dello spessore di 2-3 cm (trattasi dei materassini tipo stuoia). I viaggiatori dovranno essere muniti del proprio sacco a pelo ed eventuale piccolo cuscino. Per il montaggio/smontaggio delle tende è richiesta la collaborazione dei partecipanti. I pranzi sono previsti tipo pic-nic, mentre per la cena si utilizzano tavoli e sedie. La cucina è curata da un cuoco al seguito della spedizione. Acqua, in quantità moderata, e dei capienti spruzzini saranno a disposizione per lavarsi.
Giorno 9
L'oasi verde e le cascate di Keshit prima del rientro a Bam
Dopo la prima colazione nel deserto, ci dirigiamo verso ovest.La spedizione vera e propria giunge al termine: ai margini della civiltà, troviamo una zona verdeggiante dove scorre la cosa più preziosa: l’acqua. Ci troviamo a Keshit, un piccolo villaggio in terra cruda, dove consumare il pranzo e ammirare l’oasi, con una piccola cascata e una fortezza. Ritroviamo quindi la strada asfaltata e riscendiamo verso Bam.Cena e pernottamento in hotel, dove avremo modo di riprendere domestichezza con qualche comfort in più.
Giorno 10
Dalle sabbie al mare: trasferimento a Bandar Abbas e imbarco per l'isola di Qeshm
Dopo colazione, partiremo – questa volta con un pulmino – vero sud su strada asfaltata. La giornata sarà essenzialmente un trasferimento dalle sabbie del deserto del Lut ad un altro ambiente naturale altrettanto affascinante e, al pari e forse più del deserto, per lo più sconosciuto ai viaggiatori occidentali che si recano in Iran: il mare. Più precisamente, raggiungeremo il Golfo Persico, formalmente parte dell’Oceano Indiano. Noto alle cronache come sede di numerose piattaforme petrolifere, nonché al centro di un’area strategica particolarmente calda e non solo per motivazioni
Dopo colazione, partiremo – questa volta con un pulmino – vero sud su strada asfaltata. La giornata sarà essenzialmente un trasferimento dalle sabbie del deserto del Lut ad un altro ambiente naturale altrettanto affascinante e, al pari e forse più del deserto, per lo più sconosciuto ai viaggiatori occidentali che si recano in Iran: il mare. Più precisamente, raggiungeremo il Golfo Persico, formalmente parte dell’Oceano Indiano. Noto alle cronache come sede di numerose piattaforme petrolifere, nonché al centro di un’area strategica particolarmente calda e non solo per motivazioni climatiche, in realtà ospita bellezze naturalistiche, sia marine che geologiche, che sapranno sorprenderci continuando il leitmotiv del viaggio dedicato alla natura.Il Golfo ha una larghezza dagli 80 ai 120 km e si sviluppa da nord-ovest a su-est per circa 800 km. Le coste dell'Iran e della penisola arabica sono caratterizzate dallo sviluppo di piattaforme carbonatiche con ampie piane di marea e da depositi evaporitici (sali e gessi), dovuti all'intensa evaporazione in conseguenza del clima molto arido. Raggiungiamo Bandar Abbas, cittadona da più di mezzo milione di abitanti e principale porto del Paese. Qui, dopo il pranzo in ristorante locale, ci imbarchiamo con un traghetto che in circa 50 minuti di navigazione ci porta sulla più interessante ed estesa delle isole del Golfo Persico: Qeshm. Sistemazione e tempo a disposizione per un po’ di relax, cena e pernottamento in hotel.
Giorno 11
Tra grotte, canyon, mangrovie e tramonti
Prima colazione e giornata internamente dedicata alla scoperta dell’isola di Qeshm.È la più estesa del golfo Persico e ha una curiosa forma a delfino. Rispetto al Bahrein, per intenderci, ospita il 15% della popolazione ma in una superficie grande più del doppio. I primi documenti d’interesse risalgono all’epoca Achemenide, e ancora testimonianze illustri ci sono giunte da Marco Polo e successivamente da Vasco de Gama. I portoghesi, che qui costruirono una base commerciale e un forte ancora visibile, rimasero per duecento anni e successivamente si alternarono anche olandesi, francesi,
Prima colazione e giornata internamente dedicata alla scoperta dell’isola di Qeshm.È la più estesa del golfo Persico e ha una curiosa forma a delfino. Rispetto al Bahrein, per intenderci, ospita il 15% della popolazione ma in una superficie grande più del doppio. I primi documenti d’interesse risalgono all’epoca Achemenide, e ancora testimonianze illustri ci sono giunte da Marco Polo e successivamente da Vasco de Gama. I portoghesi, che qui costruirono una base commerciale e un forte ancora visibile, rimasero per duecento anni e successivamente si alternarono anche olandesi, francesi, tedeschi e inglesi a testimonianza della posizione strategica per i traffici commerciali. Gli iraniani se ne impossessarono nel secondo dopoguerra, ma una caratteristica che noteremo subito è la presenza consistente dei bandari. Ovvero una popolazione di origine araba che tradizionalmente vivevano nei porti del Golfo (i porti erano detti bandar) e di fede, soprattutto lungo la costa, sunnita. Questa popolazione, agli occhi degli iraniani, ha un chè di esotico: il dialetto arabo, la carnagione scura (molti hanno antenati africani), e con abiti diversi: gli uomini vestiti con l’abba, la lunga tunica bianca senza maniche, e le donne con vestiti colorati, ornate da burqua dotati di maschere caratteristiche e più o meno decorate per il volto, e spesso con mani tatuate. Se la città omonima non offre grandi attrattive, l’isola di Qeshm vanta meraviglie naturalistiche inaspettate: spiagge selvagge, alture riarse dal sole, grotte e canyon. Per non parlare dei villaggi bandari, delle torri del vento, dei pescatori che rientrano, dei volti scolpiti dal sole. Iniziamo le visite dalla parte meridionale, nei pressi di Naz Island, situata a soli mille metri della costa e, con la bassa marea, raggiungibile anche a piedi (a seconda della marea e del gruppo, valuteremo se raggiungerla a piedi, in barca oppure fermarci sulla spiaggia di fronte).Poi ci aspetta la Valle delle Stelle, il cui nome deriva da una credenza popolare che narra che i frammenti di una stella siano precipitati in questo luogo, dando vita ad un paesaggio di rara bellezza, come se fosse di un altro pianeta. In realtà è un’area scolpita dagli agenti atmosferici, risultato di anni di erosione. La valle è composta di arenarie, che formano pilastri, canyon, pareti scoscese e alcune rocce che somigliano a volti umani e animali. Ci spostiamo quindi al Canyon Chahkooh (letteralmente, “Montagna di pozzi”), scavato nella roccia e che potremmo percorrere finchè le pareti scoscese arriveranno quasi a toccarsi. Pranzo in ristorante locale a base di pesce. Anche la costa, nel suo tratto settentrionale, riserva degli angoli naturali inaspettati: faremo un’escursione in barca nella foresta di mangrovie di Hara, riserva Unesco della Biosfera. Le mangrovie sono radicate nell’acqua marina ma il sistema di filtrazione della corteccia blocca il sale, permettendo solo all’acqua dolce di raggiungere la chioma. Tra i canali, molti di questi navigabili, trovano rifugio anche tartarughe marine, gamberi, aironi, gru e pellicani. E, infine, imprevisti permettendo, ci recheremo verso il tramonto a Laft, uno dei villaggi più tipici dell’isola e poco distante. Qui, come a Yazd, si scopre l’antico espediente architettonico delle Torri del Vento, utilizzate in passato per creare un ingenioso sistema di ventilazione naturale.Pranzo in corso di escursione, cena e pernottamento in hotel.
Giorno 12
Visita di Hormoz, l'isola "arcobaleno", e volo di rientro a Teheran
Prima colazione e partenza molto presto al mattino con traghetto di linea diretto all’isola di Hormuz. Nota dai tempi dei social network come “Rainbow Island” per i numerosi colori della sua superficie e delle acque circostanti, è un’isola selvaggia e scarsamente abitata. Il silenzio, venendo da Qeshm o da Bandar Abbas, si percepisce subito come elemento caratterizzante del luogo: l’unico insediamento è un paesino, chiamato sempre Hormuz, dove un suggestivo castello portoghese si sgretola lentamente, mentre il resto dell’abitato soggiace depauperato tra l’ombra delle palme. La
Prima colazione e partenza molto presto al mattino con traghetto di linea diretto all’isola di Hormuz. Nota dai tempi dei social network come “Rainbow Island” per i numerosi colori della sua superficie e delle acque circostanti, è un’isola selvaggia e scarsamente abitata. Il silenzio, venendo da Qeshm o da Bandar Abbas, si percepisce subito come elemento caratterizzante del luogo: l’unico insediamento è un paesino, chiamato sempre Hormuz, dove un suggestivo castello portoghese si sgretola lentamente, mentre il resto dell’abitato soggiace depauperato tra l’ombra delle palme. La bellezza del resto dell’isola sta nei paesaggi aridi e appassiti da secoli di sole battente e declino economico e sociale. Un tempo, infatti, l’isola era una dei centri commerciali più fiorenti e strategicamente importanti del Portogallo, che arrivò nel 1507 con il celebre ammiraglio Alfonso de Albuquerque. Nel 1515 fu terminato il castello, che era parte di una città più ampiamente protetta e fortificata che vedeva passare praticamente tutto il commercio con l’India. È nel 1622 che lo scià Abbas I trattenne la seta della Compagnia Britannica delle Indie Orientali (a cui aveva precedentemente concesso un posto sulla terraferma, per spezzare il monopolio portoghese), usandola come arma di ricatto che costrinse, infine, la marina di Sua Maestà ad intervenire per conto dello scià scacciando, dopo un lungo assedio, i portoghesi. È così che Hormuz fu liberata, ma anche velocemente abbandonata a favore del più difendibile porto di Bandar Abbas, che prese il nome proprio dallo scià. È così che aleggia ancora una certa strana saudade a queste latitudini inaspettate che si mescola con l’ossido di ferro e altri elementi geologici assai meno poetici ma che alla vista si prestano a cassa di risonanza di quest’atmosfera unica. Esploreremo quindi l’isola in barca e scendendo sulla terra ferma, consumando un pranzo a picnic. Nel primo pomeriggio rientro in traghetto al porto di Qeshm e trasferimento in aeroporto per il volo domestico per Teheran. Arrivo in serata, cena e pernottamento in hotel.
Giorno 13
I musei della capitale e il Palazzo Golestan
Prima colazione. Teheran conta attualmente oltre 15 milioni di abitanti ed è una vera e propria megalopoli. Divenuta capitale alla fine del XVIII secolo, ha conosciuto a partire dagli anni ‘50, con la crescente prosperità dovuta in gran parte allo sfruttamento del petrolio, uno sviluppo senza precedenti, marcato dalla costruzione di autostrade e di edifici di diversi piani, nonché dal flusso inarrestabile di persone provenienti dalle parti rurali del Paese. Poche sono le tracce visibili che testimoniano i due secoli di vita della città come capitale. In effetti, da due secoli a questa
Prima colazione. Teheran conta attualmente oltre 15 milioni di abitanti ed è una vera e propria megalopoli. Divenuta capitale alla fine del XVIII secolo, ha conosciuto a partire dagli anni ‘50, con la crescente prosperità dovuta in gran parte allo sfruttamento del petrolio, uno sviluppo senza precedenti, marcato dalla costruzione di autostrade e di edifici di diversi piani, nonché dal flusso inarrestabile di persone provenienti dalle parti rurali del Paese. Poche sono le tracce visibili che testimoniano i due secoli di vita della città come capitale. In effetti, da due secoli a questa parte, è cresciuta all'insegna della più totale assenza di un piano architettonico: sovraffollamento costante, traffico caotico ed evidente mancanza di progetti urbanistici adeguati non possono fare a meno di colpire spiacevolmente il visitatore. Tra la zona nord e quella sud della città si nota un profondo divario sociale. Nella prima il livello economico è elevato, vi si trovano quartieri residenziali eleganti, buoni ristoranti e negozi di qualità, mentre nella seconda si denota un certo grado di povertà e di caos, anche se è proprio questa la zona dove sono collocati i principali musei che costituiscono il motivo d’interesse principale della nostra breve sosta. Il Museo Archeologico dell'Iran si trova in Kheyabun-e Shahid Yarjani. Si tratta senza dubbio del più bel museo del Paese, data la quantità e la qualità delle testimonianze esposte provenienti da ogni parte dell'Iran. La visita al museo costituisce un ottimo compendio alla storia della Persia e ai tesori che abbiamo avuto modo di ammirare nei giorni precedenti. Un altro museo degno di attenzione è il Museo Nazionale dei Gioielli*, dove possiamo osservare una delle collezioni di gioielli più importanti al mondo, accumulata attraverso i secoli da tutte le dinastie persiane. Tra i tanti oggetti esposti, si possono ammirare il più grande diamante tagliato del pianeta, il Mare di Luce, il Trono del Pavone, il Mappamondo di Gioielli, e decine di migliaia di altre pietre preziose. Il museo è ospitato nel caveau della Banca Centrale, che apre solo per due ore nei giorni di sabato, domenica, lunedì e martedì.Più a sud si trova il Palazzo Golestan che può essere fatto risalire alla metà del XIX secolo con interventi iniziali del ’700. L’edificio, cinto da mura, è il monumento più antico della città ed è inserito tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Questa memoria della dinastia qagiara, situata nel cuore della vecchia Teheran, si sviluppa intorno a un giardino che contribuisce ancora oggi a giustificare l’antica denominazione data al complesso di Palazzo dei Fiori. I diversi edifici del complesso sono riccamente decorati da marmi, specchi, alabastri… Spiccano in particolare il “Takht-e Marmar”, ovvero la sala del trono di marmo e il “Talar-e Aineh” o sala degli specchi, dove molti scià vennero incoronati.Tempo a disposizione permettendo, daremo un’occhiata anche al bazar, posto ancora un poco più a sud del Palazzo Golestan. Nei negozi allineati nei vicoli, che si stendono per oltre 10 chilometri, ognuno dei quali conserva ancora una propria specializzazione nelle merci proposte, si trova, come sempre, di tutto. Pranzo in ristorante locale e cena in hotel. Pernottamento in hotel. *NB: il Museo Nazionale dei Gioielli potrebbe essere chiuso in quanto la decisione di apertura e/o chiusura del sito è decisa dal Ministero del Turismo Iraniano e, per tale ragione, non prevedibile. In quel caso sarà sostituito dall’altrettanto interessante Museo dei Tappeti.
Giorno 14
Volo di rientro in Italia
In nottata sveglia e trasferimento privato in aeroporto in tempo utile per il volo internazionale di rientro via scalo europeo.Arrivo nel primo pomeriggio e fine del viaggio. Le torri del vento sull’isola di Qeshm 2. Il sito Unesco di Bam 3. Il Deserto del Lut