India – Gujarat
Una delle mete meno turistiche di tutta l’India, il fascino del Gujarat scaturisce da molteplici aspetti. Le rovine dell’antica capitale Champaner (UNESCO). La frenetica e accogliente Ahmedabad, dove il Mahatma Ghandi fondò il Sabarmati Ashram e cominciò a svolgere il ruolo di guida spirituale del paese, lanciando la campagna della non-violenza. Il Rani-ki-Vav di Patan, il pozzo a gradini recentemente dichiarato Patrimonio UNESCO. Le vaste e desolate pianure salmastre del Piccolo Deserto del Kutch, popolate dagli ultimi esemplari di khur, l’asino selvatico dell’Asia, e da stormi di fenicotteri. Le comunità pastorali dei popoli nomadi che vivono tra i deserti del Sindh e del Thar, vicino al confine con il Pakistan. La Riserva di Sasan Gir, dove sopravvivono i rarissimi leoni asiatici. La tranquilla isola di Diu, ex possedimento portoghese e importante stazione commerciale sulle rotte marittime del Mar Arabico. Gli splendidi monumenti dell’arte jainista a Palitana, cittadella religiosa arroccata sulla collina, dove si ergono più di 800 templi, luogo di pellegrinaggio importantissimo. Il Gujarat custodisce un patrimonio artistico, culturale, sociale e naturale di inestimabile valore.
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L’etnia Rabari, una comunità vagante
Quello dei Rabari non è un vero e proprio nomadismo, intendendo per questo l’ininterrotta ricerca di nuove terre. Si tratta piuttosto di “seminomadismo”: il punto fisso rimane ilvillaggio dove, alla fine della migrazione, si farà ritorno. La migrazione, poi, non consiste nell’esplorazione dell’ignoto, ma si svolge seguendo un percorso ben definito dalla tradizione e che varia poco nel corso del tempo. La migrazione inizia a Novembre e si conclude alla vigilia dell’arrivo del monsone, fra Maggio e Giugno; i restanti quattro cinque mesi dell’anno vengono trascorsi al villaggio e in quell’arco di tempo la ricerca dei pascoli per gli animali è limitata alle aree limitrofe al villaggio. Nel sistema tradizionale indiano delle caste ciascuna comunità pastorale dell’India nord-occidentale era dedita ad una sola specie animale: gli Ahir , le mucche; i Charans, i bufali; i Bharvad, le capre e le pecore; i Rabari, i cammelli. Questa specializzazione creava una gerarchia, giacchè la trasmissione del mestiere è dato fondante di una casta. Un diverso “grado di nobiltà” dell’animale allevato si trasferiva quindi ai suoi allevatori. La vacca era il simbolo sommo della sacralità, ma anche il cammello occupava una posizione di prestigio. Questo rafforzava nei Rabari il convincimento che il cammello fosse un animale superiore, di origine divina, e che coloro che allevavano cammelli fossero, a loro volta, individui superiori agli altri.
Prezzi
Spese accessorie da aggiungere:
– tasse aeree, spese pratica, visto, circa € 540
– assicurazione di viaggio e annullamento (vedi programma dettagliato)